Dopo dieci anni in cui diverse sono state le evoluzioni nella professione di Infermiere il nuovo Codice Deontologico approvato dal Consiglio Nazionale FNOPI lascia un senso di amaro in bocca ad oltre 400 mila Lavoratori impegnati ogni giorno nel SSN e nella Sanità privata. Il testo promulgato il 13 aprile scorso, a nostro parere, continua ad essere una raccolta senza soluzione di continuità di doveri, impegni, vincoli i quali, alcuni ridondanti, contribuiscono ad espandere sia materialmente che virtualmente la sfera di azione del professionista sanitario.
Oramai è noto a tutti che bisogna frequentare l’Università per conseguire la Laurea in Infermieristica, un percorso impegnativo di studi accademici e di tirocini che si scontra frontalmente con la difficile realtà lavorativa nelle strutture sanitarie. Le aziende pubbliche e private, sempre alla virtuosa ricerca di ottimizzare risorse economiche e bilanci, non hanno problemi ad aumentare i carichi di lavoro degli Infermieri limitando al minimo o al più spesso niente la presenza del personale di supporto. I Contratti Nazionali di lavoro, benché li prevedano nei profili lavorativi, purtroppo non impongono la presenza di OSS e Ausiliari a tutela della dignità della categoria Infermieristica.
Per questo una delle più nutrite comunità lavorativa del Paese si vede quotidianamente impegnata senza volerlo su due fronti quando presta servizio. Uno quello di responsabilità e assistenza nei riguardi delle persone che si rivolgono al SSN, l’altro la continua compensazione della mancanza di operatori di supporto con aumento dei propri carichi di lavoro e dei possibili rischi per la sicurezza personale e dei pazienti. Lasciati soli gli Infermieri vengono, passateci il termine gastronomico, spremuti da padroni fautori dell’efficacia e dell’efficienza come limoni fino all’esaurimento.
Nel dettato del Nuovo codice Deontologico centinaia di migliaia di Lavoratrici e Lavoratori che svolgono una delle funzioni socio-lavorative più importanti nella società italiana crediamo continueranno a dover interpretare il proprio agire professionale facendo fatica a voltarsi quando qualche paziente li chiamerà Dottori (in Infermieristica).
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