La natura delle cose è sempre molto interessante, ancora di più quella degli interessi celati o manifesti. In questi giorni abbiamo assistito ad un botta e risposta tra la Regione Lazio ancora sotto la scure del piano di rientro e alcune voci, dalla sindaca Raggi al prof. Martelli, che vorrebbero riconsiderare ancora Ospedale quello che una volta era una struttura specializzata nelle malattie respiratorie, l’ istituto Carlo Forlanini.
Ma invece di considerare la proposta iniziale del prof. Martelli, e cioè adibire una piccola porzione ancora in buone condizioni per l’emergenza Coronavirus e poi in seguito valutare un ripristino del nosocomio per fornire alla sanità di Roma e Lazio migliaia di posti letto, si è levata durissima l’alzata di scudi da più parti. Se da un lato non rimaniamo delusi che la parte politica responsabile dei tagli effettuati in questi anni nella sanità regionale abbia sbeffeggiato una semplice proposta, a nostro parere funzionale al benessere dei cittadini, dall’altro assistiamo alla discesa di truppe cammellate, guarda caso politiche ma anche sindacali, che vorrebbero attuate le proposte di riuso polifunzionale pubblico (sociosanitarie, amministrative e di contenuto culturale, ecc ecc).
Come dire di giorno siamo per una sanità pubblica universale e con più posti letto ma la sera siamo per il polifunzionale sociosanitario ma anche amministrativo, ma anche semmai culturale. Così magari ci scappa pure un ambulatorio poli specialistico dove non si fanno prelievi perché non c’è un laboratorio analisi o un RX torace perché non c’è una Radiologia. Meglio costringere le persone ad andare ai Pronto Soccorso con le conseguenze che tutti conoscono. Le prenotazioni al Cup regionale, affidato a precari sfruttati, non sono degne di citazione in quanto le liste di attesa della Regione Lazio, che non è più commissariata ma è ancora in piano di rientro, sono talmente veloci nell’eseguire le prestazioni che se ne parla a volte l’anno successivo. Provare per credere. La soluzione che viene in aiuto potrebbe allora essere quella sanità privata, anche accreditata, che prende soldi dalle casse pubbliche, anche per rinnovare un contratto nazionale scaduto da 14 anni, e volge ammiccante lo sguardo al plus valore.
Disgustati assistiamo, e come noi migliaia di altri cittadini che invece vorrebbero la riapertura del Forlanini, ad una logica del potenziamento e della qualificazione del welfare per i cittadini a due velocità. A chiacchiere si elogia il valore del servizio sanitario pubblico, con i fatti invece si va in direzione ostinata e contraria all’universalità del diritto alla Salute. Meglio un riuso fantasioso e posticipato che non aumenti i posti letto pubblici disponibili nel SSR. Ci sono tante cliniche private in perdita, non accreditate, che in un clima di aperta collaborazione e sostegno mettono a disposizione i propri spazi. Ovviamente remunerate da convenzioni sottoscritte, di cui attendiamo di visionare i contenuti economici in un ottica di trasparenza.
Dovrebbe essere oggetto di una attenta riflessione l’importanza di aumentare i posti letto in futuro e offrire sostegno di Sanità intensiva in questo momento. Andrebbe fatta una norma ad hoc dagli scranni regionali. Ma significherebbe ammettere che il bisogno di salute della popolazione prevale sulle decisioni politiche prese in passato e stabilite a più mani per il futuro, magari con calma tanto il Forlanini sta sempre là, non si muove.
Il Direttivo ULS Roma e Lazio