Sempre più sovente accade nelle strutture sanitarie, pubbliche e private, che il diritto alla salute dei lavoratori sia messo in secondo piano da dirigenti pruriginosi con un improbabile istinto investigativo. Tutte le lavoratrici e i lavoratori qualora si ammalino, condizione naturale di qualsiasi essere umano anche non lavoratore, non dovrebbero pensare prima all’umore del dirigente/coordinatore che al proprio stato di salute.
Purtroppo ci giungono sempre più spesso segnalazioni da parte di lavoratrici e lavoratori i quali, con tanto di attestazione di malattia rilasciata da un pubblico ufficiale quale è il medico, sono tempestivamente chiamati al telefono o contattati attraverso messaggistica (whathsapp, ecc.) dai responsabili o dai dirigenti che, bontà loro per la spassionata umanità non richiesta, si vogliono accertare puntigliosamente delle condizioni cliniche del malato o addirittura della patologia in atto, magari sussurrando non auguri di buona guarigione ma velate minacce, oppure fantasticando addirittura improbabili sanzioni disciplinari o fantomatiche visite collegiali. Forse gli stessi dirigenti non hanno mai avuto il dispiacere di trovarsi in uno stato di non benessere psico-fisico e, pertanto, non hanno adeguata contezza del concetto di persona malata. Sempre efficaci ed efficienti questi dirigenti i quali, oltre ad inviare continui controlli al malato si mostrano, da dietro le proprie scrivanie, solerti nel sindacare questioni che a loro proprio non competono.
Riteniamo che tali comportamenti beceri da parte di servi del padrone di turno poco attenti alle normative vigenti in tema di privacy- mobbing e relativo risarcimento del danno debbano essere duramente combattuti su tutti i posti di lavoro e le figure meschine di cui sopra rimosse e denunciate alle Autorità competenti.
Lo stato patologico che comporta un’incapacità lavorativa, ad ogni livello, delinea una impossibilità temporanea della prestazione. L’effetto della malattia sul rapporto di lavoro ha ambiti e perimetri molto chiari e netti. Lo stesso periodo di comporto, periodo durante il quale il lavoratore ha diritto alla conservazione del posto, è finemente stabilito dai contratti collettivi, dagli usi o secondo equità.
L’ Unione Lavoratori Sanità contrasta duramente questi episodi e, affiancata dai propri legali, è a disposizione delle lavoratrici e dei lavoratori che abbiano subito o subiscono a tutt’oggi azioni del genere, affinché ogni abuso sia prontamente segnalato e punito, vigilando costantemente in modo tale che la dignità non venga lesa anche quando si è più fragili.