In relazione al prossimo sciopero indetto dalle sigle confederali per il rinnovo del CCNL Sanità Privata nella giornata del 16 settembre indichiamo alcune nostre osservazioni a riguardo. Riteniamo VERGOGNOSO che i nostri colleghi (non “questi lavoratori” come molto spesso si sente dire) stiano aspettando da 14 anni il rinnovo della parte normativa ma soprattutto di quella ECONOMICA continuando a prestare servizio in turni massacranti e in condizioni di lavoro disumane al solo fine di far aumentare i fatturati dei padroni. E’ fuori da ogni discussione il pieno DIRITTO all’aumento del SALARIO e dei DIRITTI nelle strutture ove lavorano. E’ altrettanto fuori discussione che non debbano esistere Lavoratori di serie A e di serie B se ancora la politica consente la distinzione pubblico e privato. Dunque discutere o meno sull’opportunità del rinnovo del contratto non ha ragione di esistere, tanto più se questo contratto della Sanità privata è stato dimenticato 14 anni dalle sigle sindacali firmatarie, per ragioni tutte da approfondire. Sarebbe sicuramente utile invece provare ad aprire una seria riflessione sulla richiesta avanzata dalle parti in gioco per la questione del denaro pubblico: lo Stato deve mettere soldi per il rinnovo contrattuale di padroni privati i quali non dividono il profitto con lo stato? E’ quello che invece si sta tentando di spacciare come conquista sindacale. Risultando pacifico quanto sopra scritto, andrebbero considerate alcune situazioni che si sono venute a creare e di cui è opportuno entrare nel merito.
La prima macroscopica evidenza è che si vorrebbe stipulare un CCNL già scaduto in quanto la decorrenza e durata si riferisce al periodo dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2018. Siamo nel 2020 inoltrato oramai e si permette questa stortura solo a danno dei Lavoratori che si vedono non riconosciuto un arco temporale di quasi due anni di duro servizio. D’altro canto ci sfugge che già siano iniziate le trattative per il periodo 2019-2021, ma, come a noi, anche ai nostri colleghi meno disposti a bersi la propaganda sindacale mirata è saltato all’occhio. Il vuoto lasciato dal 2006 al 2020, sia normativo che ECONOMICO, poi risulta essere terreno di coltura per crescite di idee e, soprattutto, di dimenticanze. Si chiamano ARRETRATI e si quantificano in soldi in busta paga che forse nelle frenetiche trattative qualcuno ha dimenticato o, peggio ancora, lasciato completamente stare. Un inciso necessario: la durata triennale dei contratti nazionali ha un motivo ben preciso e si trova nel fatto logico matematico che la parte datoriale dovrebbe essere motivata a rispettare le scadenze di rinnovo triennali al fine di contenere i costi degli arretrati da dare ai dipendenti. Va da sé che una cosa è erogare 3 anni di arretrati tutti insieme ( o al massimo in qualche tranche) e una cosa è darne 14 di anni arretrati. Che fine hanno fatto gli ARRETRATI i quali, sebbene si vorrebbero far passare per concessioni caritatevoli, sono SOLDI degli stessi Lavoratori? Può un datore di lavoro PRIVATO che già viene pagato dallo STATO (soldi PUBBLICI) con il sistema dei DRG/budget chiedere soldi allo stesso Stato (tramite le REGIONI) per adeguare i salari dei propri Lavoratori? Adesso si! Con buona pace dei cittadini che pagano le tasse e del contrasto alle politiche ultra neo liberiste. Non esiste più il concetto di IMPRESA in questo Paese con i pro e i contro? Esistono conti bancari in paradisi fiscali per i padroni della Sanità privata? Sul tavolo delle trattative qualcuno ha mai richiesto come condizione imprescindibile di credibilità i BILANCI delle strutture? Si è pensato al precedente che si crea?
Capitolo UNA TANTUM di mille euro da elargire in due parti. Tale somma sarebbe (il condizionale è d’obbligo) corrisposta come ristoro del DISAGIO per l’attesa di tanti anni. La pietra tombale risulta essere meno oltraggiosa. A questo ristoro di anni di attesa la considerazione che andrebbe fatta è: e poi? Finite le due rate (non una tutta insieme altrimenti le “maestranze” si abbuffano e gli interessi bancari scendono) che riempiranno di effimera gioia le buste paga dei Lavoratori si ritornerà al salario di tutti i mesi. Non riteniamo rispettoso delle sofferenze e delle condizioni di lavoro nelle strutture, in questi anni di limbo, tale cifra irrisoria che dovrebbe risarcire economicamente schiene spezzate e stress lavoro correlato, non tenendo nemmeno in considerazione la cifra in rapporto con gli anni lavorati. Purtroppo la teoria del “meglio questo che niente” ha preso il sopravvento e di questo non possiamo che prenderne atto a malincuore.
Non consideriamo svolte epocali le conquiste normative spacciate per conquiste dei Lavoratori, tanto più se si tiene presente la facoltà introdotta della deroga alla 11 ore di riposo tra un turno e l’altro (per formazione e riunioni). Ciò significa che si va contro quanto stabilito dal T.U. Sicurezza D. Lgs 81/2008 che invece considerava la formazione all’interno dell’orario di lavoro. In termini pratici allorquando l’azienda voglia fare formazione o una riunione su temi a lei funzionali, il lavoratore finito il proprio turno di servizio avrà l’obbligo di rimanere in struttura per partecipare a tali incontri. Il contrario avrebbe previsto l’aumento delle dotazioni organiche e un aumento dei costi per i padroni.
Non è una conquista nemmeno la riduzione da 30 ore ( 5 giorni) l’anno a 18 ore per la fruizione di permessi straordinari retribuiti al dipendente per gravi e documentate ragioni. Tale “innovazione” in peggio ovviamente è solo introdotta come POSSIBILITA’ e non come obbligo, con le risultanze che tutti si possono immaginare. Le esigenze di servizio delle aziende, chissà perché, sono sempre maggiori dei diritti dei Lavoratori quando hanno situazioni personali o famigliari gravi.
La durata della prestazione lavorativa fino a 12 ore lascia il segno nel mondo della Sanità. Nessuno fino adesso aveva potuto pensare che un Infermiere, OSS, TSRM o altro potesse garantire lucidità e concentrazione fino a 12 ore al giorno. Ovviamente questa “innovazione” potrà essere utilizzata ad esempio per le NOTTI o per eventuali “flessibilità” quando servirà ai padroni. Sempre con buona pace degli adeguamenti delle dotazioni organiche. Un bel risparmio per i datori di lavoro.
Non ci sorprende poi l’introduzione del tempo tuta (quantificato in miseri 14 minuti comprensivi del passaggio delle consegne), diritto ormai acquisito nel tempo dalla molteplice giurisprudenza in merito e che mette al riparo le strutture da richieste economiche anche ricomprendenti il passato.
Quanto sopra descritto assorbe in buona parte quanto concordato tra le sigle confederali cgilcisluil e le controparti datoriali nel verbale di pre-intesa sottoscritto il 10 giugno scorso e per cui si chiede ai Lavoratori di scioperare il 16 settembre dopo una serie di scioperi nazionali indetti e poi revocati all’ultimo momento.
Come Sindacato autonomo e di base, sicuramente piccolo e non firmatario di pre-intese, lasciamo ampia facoltà di scelta personale alle Lavoratrici e ai Lavoratori di aderire o meno a tale Diritto. Siamo certi ad ogni buon conto che come Organizzazione sindacale difenderemo sempre e comunque il diritto ad esercitare l’unico strumento di Lotta rimasto della classe lavoratrice che, sebbene forza predominante nei numeri e nel potere che non sa di avere, viene a volte utilizzata dai padroni unicamente per il proprio profitto.
Sicuramente cosa ben diversa sarebbe stata non cedere il passo alle pretese incredibili di certi datori di lavoro accettando supini un ricatto vergognoso, mettendo in atto una rappresentazione farsesca a cui non si può che rimanere imbarazzati. Non è permissibile scaricare gli oneri economici di imprenditori privati, ben arroccati nelle proprie posizioni di potere, sulle spalle della collettività. Se il ruolo del Sindacato in questo Paese è quello di affiancare le velleità dei padroni, utilizzando denaro pubblico, crediamo che sia arrivato il punto di non ritorno nello schema dei rapporti di forza in cui i padroni oramai chiedono l’impossibile e lo ottengono e i Lavoratori stanno al palo e se lo guardano.