Sinceramente fatichiamo a capire, anzi no per un nostro difetto, il consesso unanime di consensi verso il ripristino dei posti di Polizia nei Pronto Soccorso di Roma.
Il provvedimento è stato disposto nell’ultimo Comitato di ordine e sicurezza pubblica, presieduto dal Prefetto di Roma, alla fine di una serie di episodi di violenza che da anni a questa parte hanno visto vittime innocenti medici e infermieri nei Pronto Soccorso e nelle corsie degli Ospedali.
L’atto prevedrebbe la presenza di un solo operatore di polizia dalle 8 alle 20 sei giorni su sette (domenica chiuso) in alcuni Pronto Soccorso della capitale. L’iniziativa si estenderebbe in seguito anche agli altri PS. La tempistica non è data saperla però. La notte, momento in cui è più richiesta sicurezza, invece il presidio fisso di Polizia non sarebbe attivo. Bisognerà chiamare il numero di emergenza per farsi inviare la pattuglia, con le attese immaginabili.
Ora, sebbene sia un passo in ogni caso apprezzabile vista anche la nota carenza organica delle Forze dell’ Ordine, reputiamo che l’attivazione di tale servizio di sicurezza a tutela degli operatori sanitari e dei pazienti sia solo un primo tiepido argine all’ondata di aggressività che si sta verificando nei nosocomi.
Come sempre abbiamo dichiarato le criticità andrebbero considerate per intero. A partire dalla cronica carenza di personale e posti letto. Fattori alla base del disagio che provano pazienti e parenti esasperati da attese infinite.
Sarebbe stato sicuramente un ulteriore ottimo deterrente concedere la qualifica di Pubblico Ufficiale a Infermieri e Medici nell’esercizio delle loro funzioni e prevedere che ogni tipo di aggressione (fisica e verbale) fosse immediatamente perseguita d’ufficio dall’azienda sanitaria di appartenenza (pubblica e convenzionata con il SSR).
Purtroppo la maggior parte delle violenze che avvengono quotidianamente negli Ospedali non vengono denunciate più. I Sanitari sono stanchi e demoralizzati di svuotare l’oceano con il cucchiaino, di essere presi a parolacce per colpe organizzative di cui non sono responsabili, di avere il bavaglio messo dall’amministrazione, di sentirsi accusati di malasanità per le scelte politiche scellerate di altri.
Essere aggrediti e maltrattati tutti i giorni lo possono capire solo coloro i quali mettono la faccia davanti al paziente in condizioni di lavoro inumane e nonostante ciò danno il massimo che il fisico e la mente consenta per garantire assistenza e cura a tutti. Scusate la franca rappresentazione ma per risolvere questi problemi cronici bisogna alzarsi dalle poltrone dei comitati e delle commissioni e vedere la drammatica realtà della Sanità regionale. Sarà nostra cura monitorare l’efficacia di questo provvedimento a breve e medio termine.
Per tutto il resto c’è la chiamata al 112, notturni e festivi inclusi.
Il Direttivo ULS Roma e Lazio